La manifestazione di un archetipo
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Anfiteatro romano (Alba Fucens) - Massa d'Albe |
All’interno dell’arena non si cammina come altrove. Ad ogni singolo passo ci si guarda intorno con circospezione e in alto, verso le gradinate. È spontaneo e apparentemente ingiustificato. Anche da soli ci si sente osservati, al centro dell’attenzione come se, a causa di un improvviso slittamento temporale di duemila anni, ci trovassimo nel bel mezzo di uno spettacolo cruento. Nello stesso tempo possiamo sentirci deboli e possenti, indifesi e armati, in un’altalena di sentimenti contrastanti. Qui, nell’anfiteatro romano di Alba Fucens, trovo fatica a percorrere anche il minimo tratto guardando dritto in avanti: con i paraocchi sarebbe più facile. Questo incedere ha un non so che di atavico, forse dettato da una forma di conoscenza arcaica tramandataci dai nostri avi che nell’ovale scaldavano i muscoli o combattevano per riscattare la propria libertà. Un sentito grazie a Nevio Sutorio Matrone per il suo legato testamentario commemorato nell’epigrafe latina posta sull’arco dell’ingresso principale. E un sentito grazie al sito archeologico di Massa d’Albe. (Maurizio)