Dei Sassi
Qualche anno fa ho dedicato un post su questo blog al torrente "Maltempo"; oggi è la volta di quello denominato "Dei Sassi", che gli scorre quasi accanto. Due cicatrici umide che partono dal monte Cornacchia e finiscono nel fiume Liri.
L'idronimo nasconde una verità genitiva profonda! Non è un semplice ruscello che transita tra le pietre, bensì un corso d'acqua che appartiene ai sassi, proprietà esclusiva, emanazione diretta, forse persino secrezione di queste entità litiche.
Il genitivo, si sa, non mente mai: rivela rapporti di forza, gerarchie segrete, dipendenze inconfessabili. Qui, l'acqua non è padrona ma serva. I sassi – i veri signori del luogo – si sono concessi il lusso di un ruscello domestico, un rivolo di famiglia, addestrato a scorrere secondo i loro capricci. "Dei Sassi": la formula giuridica è impeccabile, un contratto di vassallaggio idraulico perfettamente stipulato secondo le leggi non scritte della geologia.
Ma quale misteriosa alchimia trasforma la pietra in acqua? E cosa accade quando il regime si fa torrentizio? Forse è un capriccio della montagna che, annoiata dalla modestia quotidiana del ruscello, decide di concedersi una furia stagionale, un piccolo diluvio privato per il proprio divertimento geologico. O forse il cartello con la scritta "Dei Sassi" è lì semplicemente a ricordarci chi sia il vero proprietario di questo ruscello: un topos o un'antica famiglia.